Viale Classico

Da quando ho iniziato l’avventura della gestione del Parco Pallavicini mi succede spesso che le persone mi chiedano: “Ma come è possibile che un professionista resti legato così indissolubilmente con un oggetto, un’opera, un luogo?”

Sono le persone che incontro nel parco, quelle che gentilmente ascoltano le mie conferenze, gli studenti che seguono le mie lezioni. Certi giorni – quelli durante i quali sono un po’ stanca e a volte un po’ delusa dai tanti accadimenti negativi che perseguitano l’avventura, quelli degli scontri con il mondo della politica e dell’amministrazione – la domanda mi imbarazza perché mi fa pensare che forse gli altri mi vedono come una persona cocciuta e particolarmente ostinata; forse anche un po’ limitata.

Altri giorni – quelli delle giornate serene, quelli che riesco a passare nel parco con i miei giardinieri, quelli che passo facendo le visite guidate, le conferenze e le lezioni –  sento la domanda come una bella occasione per spiegarmi e per parlare di una storia che amo tanto.

Oggi è uno di quei giorni, ho trascorso la mattina nel parco con un operatore cinematografico mandato dal FAI a fare riprese, ho guardato il parco con i suoi occhi e l’ho visto bellissimo. Mi sono gustata il Viale Classico con lo zampillo della fontana recentissimamente risanato dal mio personale; ora spruzza proprio come al tempo del marchese. Il ghiaino è pettinato, la convallaria ripulita dalle foglie che i lecci perdono in continuazione, il marmo della vasca restaurato, la montagna di roccaglia di materiale stalattitico al centro dell’acqua rimontata perfettamente. Nell’acqua i tre vasi nuovi delle ninfee appena rinvasate per prepararle alla primavera; solo i pesci rossi non c’erano perché nascosti tra le fessure della montagna di stalattiti dove si riparano dal freddo di gennaio. Sono i pesciolini che abbiamo liberato nella vasca nel settembre del 2016, in occasione della riapertura del parco, che oggi sono cresciuti.

E mi sono ricordata che nel 2014, quando il FAI ha pubblicato il libro contenente i risultati del censimento dei Luoghi del Cuore, ha messo sulla copertina una bella foto del Viale Classico di Villa Pallavicini eseguita con grande maestria in modo da minimizzare lo stato di abbandono in cui versava. All’interno ancora una foto del viale, meno artistica ma più sincera; siepi allo sbando, fitolacche insediatesi ovunque, chiome che nascondevano l’Arco di Trionfo e… niente zampillo!

Adesso rispondo: “Come possa un ipotetico professionista a restare tanto legato ad un oggetto non lo so, ma so di certo che io sono così legata a questo monumento perché sono consapevole con tutte le mie cellule della sua straordinarietà, del suo valore paesaggistico, artistico, storico e filosofico. Perché le cose composte di PURA BELLEZZA devono essere salvaguardate per farle sopravvivere a noi, perché dopo di noi molti altri devono poter avere il diritto di goderne. Perché la bellezza è di tutti anche se solo alcuni sentono il dovere di proteggerla ed hanno il privilegio di poterlo fare.”

2 pensieri su “Viale Classico

  1. Carissima Silvana, intanto sono felice di trovarti qui su WordPress, sono certa che sarai una presenza preziosa qui in rete. Leggendoti, sto pensando a quanto anch’io ho imparato ad amare la Villa, perché ormai è così che la chiamo dentro di me: tu sai quanto mi è entrata nell’anima. Ho camminato lungo i suoi viali prima da sola poi ascoltandoti narrare le sue meraviglie nascoste, anche nel percorso notturno sotto la luna piena. L’ho accarezzata con lo sguardo e mi sono lasciata accarezzare da lei, un’esperienza meravigliosa: nelle foto che ho scattato spero si possano vedere tutte le emozioni che la Villa ha suscitato in me. ❤

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