Ma che cosa è un Giardino Storico?

La domanda è pertinente all’attualità perché, anche se ad occuparsi di giardini sono pochi, oggi tra il problema dei parchi di Nervi, quello dell’Euroflora e la questione dell’ingresso a pagamento, tutti si sentono esperti e sentenziano giudizi.

Prima di tutto credo valga la pena di porsi un’altra domanda:

Ma che cosa è un giardino?

Con questo quesito di solito inizio le mie lezioni al Corso di Restauro del Giardino Storico presso la Facoltà di Architettura (oggi DAD), con lo scopo di familiarizzare con gli studenti e porli di fronte ad un tema mai affrontato con attenzione. Se volete giocare anche voi, allontanatevi dallo schermo e non leggete oltre; prendete un foglio e scrivete la vostra risposta.

Di solito sento dire che un giardino è un luogo dove è possibile stare nella natura, dove si può passeggiare magari con il proprio cane, si portano i bambini a giocare e a ritemprarsi, si fa jogging. La domanda apre il cancello ad un profondo bisogno di luoghi non cementificati, dove si può camminare senza preoccuparsi di veicoli vari né di semafori; in una parola luoghi dove si può abbassare il tiro e smetterla di stare attenti a tutto quello che si manifesta intorno come un pericolo.

All’interno del gruppo di studenti io riconosco a prima risposta quelli che provengono da città “più evolute” di Genova, perché i primi citano i fiori e tutte le loro caratteristiche, mentre i miei concittadini di fiori non ne parlano mai perché non sono assolutamente abituati a vederli nei giardini che frequentano a Genova.

Adesso vi dico che cosa penso io: un giardino è un luogo altamente antropico ideato da qualcuno, realizzato con materiali vari e prevalenza di individui vegetali, capace di sollecitare sensazioni positive e rilassanti, di costituire l’ambiente ideale per riflessioni personali e per raggiungere stati di serenità. Un giardino è luogo della bellezza generata dall’intelletto umano che manipola ed usa la Natura, perlopiù vegetale, e la associa a suoi ‘prodotti dell’arte’.

In effetti un giardino è sentieri, selciati, cordoli, muri, canalette di raccolta dell’acqua piovana, arredi logistici come sedute, fontanelle, cestini per i rifiuti; è impianti dell’acqua, fontane, sculture, padiglioni e alberi, erba, arbusti, piante da fiore, cielo, acqua e riflessi, odori, profumi, vento, rumori, fruscii, canti. E poi è voi che ci camminate sopra, il ché vuol dire che è quello che avverte il suo fruitore, quello che sente e quello che pensa; il ché vuol dire che mentre io passeggio in un giardino quel giardino è diverso da come è mentre ci passeggia qualcuno che lo attraversa con le cuffie e la musica a stecca isolato dai suoi suoni e dai suoi rumori o da come è mentre lo percorre qualcuno che tira fuori il temperino dalla tasca e incide uno sfregio sulle foglie di un’agave.

Un giardino è anche animali ‘domestici’ come i cigni o i pesci rossi, è anche il luogo dove si può insediare e sviluppare in maniera autonoma un sistema animale spontaneo.

Adesso, tracciato questo profilo, va detto che più la costruzione uomo-natura è riuscita più sarà necessario all’uomo difenderla dall’esuberanza stessa della Natura affinché non si trasformi in un luogo naturale. Se volete un luogo naturale allontanatevi dalla città ed entrate in un bosco delle nostre montagne, peraltro oggi veramente naturale visto che ormai nessun umano si occupa più della loro gestione (con tutte le conseguenze che ben conosciamo). Se volete un luogo naturale andatevene a piedi sul monte Martin, sul Faiallo o in una prateria sopra a Lorsica ma non in un giardino, neppure se si tratta di un giardino abbandonato da tempo. Se invece volete un giardino includete nell’elenco degli oggetti necessari per materializzarlo anche uno staff in grado di mantenerlo costantemente affinché le siepi non ‘scappino’ le visuali non si perdano, gli arbusti non diventino alberi, le fontane non diventino stagni, affinché le piante convivano e non siano fatali le une alle altre, perché le più autoctone, le più adatte a quel preciso microclima, le più resistenti all’ambiente non prendano il sopravvento riducendo il giardino ad un luogo spurio che non è più né Giardino, né Natura.

L’argomento Giardino Storico lo lascio slittare silenziosamente per il prossimo articolo.

Romneya coulteri, una papaveracea californiana molto adatta al clima mediterraneo. Questa l’ho fotografata nel mio giardino all’inizio di giugno quando apre queste corolle di circa 13 cm di diametro. La pianta è figlia di una Romneya di Villa Hanbury; me l’aveva regalata il mitico giadiniere Guido che andavo a trovare spesso insieme a Marcello Botto.

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